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Giovanni Campus

Biography

Giovanni Campus nasce a Terranova Pausania - Olbia - nel 1929.

Vive e lavora a Milano.

Nel 1948 lascia la Sardegna. Studi classici a Genova col prof. Dal Monte al liceo G. Leopardi e, da

autodidatta, nei primi anni cinquanta, si volge alla pittura sperimentandone tecniche tradizionali e

materiali innovativi.

Sono del 1960 le prime partecipazioni espositive a carattere nazionale: “Premio Albano Laziale” e

“Premio Loffredo, Latina”. Formative, nel periodo, le frequentazioni di lavoro a Roma con il critico

d’arte Giuseppe Appella.

Dal 1961 al 1965, residente a Livorno, vi frequenta la Libera Accademia di Belle Arti, diretta

dall’incisore Carlo Guarnieri.

Nel 1966, con la mostra personale, inizia il rapporto con la Galleria Giraldi.

Nel 1968.69 lasciato il lavoro, per dedicarsi interamente e per scelta di vita alla pratica dell’arte,si

trasferisce al Quartier delle Botteghe (comune di artisti) di Sesto S.Giovanni ed in seguito in Brera a

Milano.

Numerosi i soggiorni di lavoro negli anni fine sessanta e settanta a Parigi e negli ottanta e novanta a

New York.

Sono del 1967 le presenze alla "Ipotesi Linguistiche Intersoggettive", itinerante, a cura di L. V. Masini

– alla “II Triennale Internazionale d’Arte India”, Lalit Kala Akademi, New Delhi Padiglione Italiano a

cura di Palma Bucarelli, ed alla “3 →∞ Multiple Art”, Whitechapel Art Gallery London, itinerante in

sette città inglesi, del 1979 la “Six British – alla “Luce e Materia”, Centro Industria, a cura di F.

Passoni, Milano 1975 – alla “XI Malerwochem” a cura di U. Apollonio, Neue Galerie am

Landesmuseum Joanneum, Graz 1976 – alla “Six British Printing Biennale”, sezione italiana Bradford

1979 – alla “Experimenthal Art”, Yamanashi Museum, Kofù,, 1986 - alla “L'Arte Italiana nell'ultimo

mezzo secolo”, a cura di F. Da Santi, Vasto 1994 – alla “Le vie della Costruzione. Pratiche della

Scultura in Italia”, a cura di C. Cerritelli, Museo Civico Riva del Garda-Arco 1999 – alla “Arte in Italia

negli Anni Settanta. Arte e Ambiente 1974.1977”, a cura di L. Caramel, Erice 2002 – alla “Aspetti di

Pura Pittura” a cura di K. Wolbert, Museo della Permanente, Milano 2007 – alla “Confini Infranti. Una

collezione permanente”, a cura di G. Cortenova, Galleria Comunale, Palazzo Forti, Verona 2008, alla

“Viaggio in Italia: Arte Italiana dal 1960 al 1990” nelle Gallerie Graz am Landesmuseum Joanneum,

Graz 14.06.2008-25.01.2009.

Particolari le installazioni e gli ambienti, intesi sempre come estensione-proiezione dell’opera. Nel

1977, con la collaborazione di Arte Struktura e degli studenti dellla Accademia BB.AA. di Brera,

realizza nella P.tta di Palazzo Reale a Milano, una installazione continua a dimensione ambientale: una

serie di percorsi di enormi tratti di molle metalliche sospese in tensione, coinvolgenti lo spazio urbano

in direzionalità e “misure” diversificate.

Gli “ambienti” al chiuso alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna nel 1978 ed al Museo

Civico in Progress di Livorno nel 1979 elaborano, con l’impiego di mezzi luminosi e sonori, i fenomeni

di estensione e variazione segnica dell’immagine modulare, collocata in verticale, radente le pareti.

Questa attenzione alla percezione fenomenica in atto dell’opera nella sua estensione e relazionalità con

gli spazi (le misure) in cui viene ad essere collocata, è il filo conduttore per una lettura sistematica delle

esposizioni tenute dall’artista, in particolare nelle antologiche o monotematiche al Palazzo dei

Diamanti, sale Tisi, Ferrara 1987.88, alla Galleria Comunale d’Arte, Cagliari 1991, al MAN di Nuoro

2000, alla Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate 2003, ai Granai di Villa Mimbelli, Museo

G.Fattori, Livorno 2007, alla Biblioteca Accademia BB.AA. di Brera, Milano 2007, al Museo

Archeologico, Isola Peddone, Olbia 2009.

In questo senso fasi e sviluppi di lavoro sulla “determinazione” della forma dapprima, quindi delle

“coordinate temporali” ed a seguire della “misura”, vanno intesi come il tentativo di conferire

indicazioni epistemologicamente percettibili delle idee che muovono l’immaginario poetico. Così si

spiegano gli “interventi.percorso” sulle Coste della Gallura nel 1983, tesi a rilevare con l’inserimento

nel paesaggio e tra le rocce di lunghissimi tratti di corda relazioni, analogie e differenze tra le misure

naturali del luogo, quelle dell’inserimento e le risultatnti dalla intera operazione spazio.temporale.

Questa tensione al senso ed alle ragioni del dato poetico, della relazionalità tra opera e luogo ha mosso

il recente intervento scultoreo permanente, realizzato dall’artista, su tre diversi livelli comunicativi, nel

territorio urbano a Carbonia, con tre sculture, a dimensione ambientale, relazionate.

Vari gli inviti da diverse istituzioni per incontri e seminari sul proprio lavoro, dal Politecnico

all’Accademia di Belle Arti di Brera e all’Università Cattolica a Milano, alle Università di Bologna e

Cagliari, al Museo Civico G. Fattori di Livorno, alla Galleria Comunale, Palazzo Forti, Verona, ai

colleges Scuola d’Italia e scuola di New York ed alla The Italian Academy at Columbia University di

New York.

Tra le acquisizioni museali si ricordano la prima a cura di L.Vinca Masini, nel 1968, per il Museo

Sperimentale, Arte Italiana degli anni sessanta, Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino e le recenti a

cura di Giorgio Cortenova nel 2006, per la Galleria Comunale d’Arte, Palazzo Forti, Verona e nel 2007

 

per il Civico Museo d'Arte Moderna G. Fattori, Villa Mimbelli, Livorno.

Giovanni Campus - Arte Programmata

L’Arte Programmata o Cinetica è un movimento artistico internazionale che ha lasciato un segno indelebile nell’arte del Novecento. Umberto Eco utilizza il termine “Arte Programmata” per presentare la storica mostra alla Olivetti di Milano nel 1962, organizzata da Bruno Munari. Il grande critico Giulio Carlo Argan la definisce invece “arte gestaltica”, mentre Lea Vergine ne sancirà definitivamente l’importanza in Italia descrivendola come l’Ultima Avanguardia, nella omonima retrospettiva a Palazzo Reale di Milano nel 1984. L’Arte Programmata o Cinetica ma anche l’Arte Optical hanno una genesi comune: nascono dallo studio innovativo, da parte degli artisti, dei meccanismi della visione, dei fenomeni ottici e luminosi, in linea con i progressi scientifici dal Dopoguerra in poi. In tutto il mondo sia l’informale che l’astrattismo in pittura non soddisfano più la ricerca dei giovani artisti. Guardando a Marcel Duchamp, al Futurismo - o a esperienze più recenti come le ricerche di Bruno Munari, che già negli anni ’30 realizza le Macchine inutili, e pubblica il Manifesto del macchinismo nel 1952 - si vuole riuscire a creare opere che coinvolgano davvero lo spettatore, dal punto di vista visivo ma anche psicologico, e superare definitivamente il concetto di arte come rappresentazione ed espressione: finalmente l’arte diventa esperienza, e poi sarà addirittura ambiente. Di non secondaria importanza, è anche la spinta dei nuovi artisti a lavorare in gruppo, nascono così aggregazioni di artisti che cercano di superare l’individualismo della figura dell’artista: in Italia il primo sarà il MAC – Movimento Arte Concreta (formatosi intorno a Munari stesso) e in seguito il Gruppo T a Milano e Gruppo N a Padova. Importante per gli artisti italiani sarà l’esperienza di Azimuth, galleria e rivista animate da Piero Manzoni ed Enrico Castellani. Sebbene non rientrino espressamente nel movimento, le opere innovative, monocrome, anti-figurative dei due artisti – insieme a quelle di personalità loro vicine come Agostino Bonalumi e Dadamaino, saranno importantissime per aprire la strada alle sperimentazioni dell’Arte Programmata. Il movimento d’Arte Cinetica o Programmata si afferma grazie a fermenti contemporanei in tutto il mondo: Gruppo T a Milano, Gruppo N a Padova, GRAV a Parigi, Gruppo Zero a Düsseldorf. In America la tendenza prende il nome di Optical Art o Op-Art (contrapposta alla Pop-art, che domina la scena negli anni Sessanta). A Zagabria il movimento trova un sostenitore nel critico Marko Mestrovic, che organizza le manifestazioni internazionali “Nove Tendencije” (Nuova Tendenza), alle quali partecipano tutti i giovani artisti italiani. Non solo Enzo Mari, Manzoni, Bonalumi e Castellani, ma anche Getulio Alviani sarà fra gli italiani più attivi in “Nuova Tendenza”, che diventerà anche un movimento internazionale. Le opere di Alviani, utilizzando pioneristicamente la lamiera di alluminio trattata, ricercano continue tensioni visive fra riflessione, ambiguità visiva, movimento apparente, luce e vibrazione, utilizzando come “motore” l’interazione visiva del metallo con lo sguardo dello spettatore. Anche Marina Apollonio aderisce al movimento nel 1965, incoraggiata dall’incontro con Alviani, e come quest’ultimo utilizza materiali industriali moderni, per creare opere strutturate che si trasformano in superfici dinamiche (Rilievi metallici a sequenze cromatiche alternate) o che ricercano il movimento apparente con effetti geometrici optical (Dinamiche Circolari). A Milano l’Arte Programmata è ben rappresentata dal Gruppo T, fondato da Davide Boriani e Gabriele De Vecchi a cui si aggiungono Gianni Colombo, Giovanni Anceschi e infine Grazia Varisco. La prima mostra del gruppo — Miriorama 1 — è nel 1960 alla Galleria Pater (Galleria dove in quel periodo esporranno anche Paolo Scheggi e Vanna Nicolotti, con le loro tele tridimensionali di più piani sovrapposti). Il Gruppo T presenta opere in movimento, costituite da meccanismi che le animano, senza più alcun intento rappresentativo. Colombo usa motori per far muovere le sue superfici; in quelle di Anceschi è il liquido colorato che scorre in tubi che può essere mosso dalle mani dello spettatore; mentre le Superfici magnetiche di Boriani sfruttano dei magneti e della polvere di ferro per mettere in movimento l’opera. Grazia Varisco realizza opere mosse da motori meccanici e a luminescenza interna (Schemi luminosi variabili) e strutture in materiali industriali mobili animate da vetro sfaccettato che ne scompone le forme. Dall’idea di opera in movimento attraverso effetti visivi si passa dunque a opere che si muovono effettivamente da sole, o a volte - in aperta rottura col passato - si chiede allo spettatore di azionarle direttamente con le proprie mani. Frequenti scambi e compresenza in mostre vi sono col Gruppo N di Padova, formatosi poco dopo il Gruppo T, per opera di giovani provenienti da studi di architettura e disegno industriale: Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi, Manfredo Massironi. Anch’essi recepiscono il nuovo concetto di arte e sono particolarmente attivi nel divulgarlo (ad esempio portando a Padova la mostra " La nuova concezione artistica", della Galleria Azimuth, nel 1960), e accentuano l’importanza dell’impostazione concettuale: la mostra "Nessuno è invitato a intervenire" ne è un esempio lampante. Dal Gruppo N emerge la personalità di Alberto Biasi, animatore del gruppo, che affronta nelle sue opere le tematiche del cinetismo e della percezione visiva, tra le prime opere le “Trame”, in cui studia l’interferenza del movimento dello sguardo su superfici stratificate, e i “Rilievi ottico-dinamici”, strutture lamellari dai cromatismi contrastanti che si “attivano” grazie all’interazione con lo spettatore, che muovendosi si fa fruitore attivo di un’opera in conseguente movimento ottico. Edoardo Landi invece ricerca il coinvolgimento dello spettatore con la stimolazione ottica data da forme geometriche ed elementari, ottimi esempi di composizioni Optical per una ricerca che proseguirà anche negli anni ’70. Il quadro italiano è completato da figure che operano anche in altre città, come Franco Costalonga che conduce una approfondita ricerca sugli effetti ottici nell’opera, come negli Oggetti cromocinetici in cui sperimenterà innumerevoli combinazioni con l’utilizzo di specchi sferici. Costalonga partecipa negli anni ‘60 alla fondazione dei gruppi Dialettica delle Tendenze e Verifica 8+1 con altri artisti veneti in linea con la tendenza internazionale dell’Arte Programmata. Il successo per l’Arte Programmata è testimoniato dall’omonima mostra del 1962 presso il negozio Olivetti di Milano, poi ripetuta nella sede dell’azienda a New York e alla IV Biennale di San Marino (intitolata Oltre l’informale) nel 1963, e sarà sancito definitivamente con l’incredibile successo della mostra The Responsive Eye, organizzata nel 1965 dal MoMa di New York (180.000 visitatori), in cui vennero esposti quasi tutti gli esponenti italiani, da Enrico CasteIlani a Getulio Alviani, dal Gruppo T al Gruppo N, insieme ai più grandi artisti internazionali da Josef Albers a Victor Vasarely.

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